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Pietà in Terracotta Policroma del 1700
8.000,00€
Pietà in Terracotta Policroma del 1700 con basamento in legno laccato e dorato. Questa splendida deposizione, bell’esempio di plastica bolognese del 1700, cerchia di Angelo Gabriello Piò (Bologna 1690 – 1770), colpisce per la plasticità dei corpi e per la morbidezza dei panneggi dei vestiti; il Cristo è rappresentato con un’anatomia perfetta in una postura composta, che infonde serenità. E’ appoggiato sulle ginocchia della Vergine che, reggendogli la mani sinistra, sembra guardare l’orizzonte attonita, disorientata. Ai suoi piedi i simboli della passione.
Il gruppo scultoreo è stato restaurato ricomponendo in modo ottimale le rotture che presentava in prossimità dei simboli della passione: sono state reincollate e vincolate da sotto con delle pezze. Sono state ricostruite due dita della mano sinistra del Cristo. La policromia presente è originale ed è stata ritoccata solamente in prossimità delle incollature alla base. La scultura é appoggiata su di una base sagomata in pioppo laccato in verdino con il profilo dorato. Proviene da una collezione privata milanese. Le misure indicate sono relative all’ingombro della terracotta alle quali vanno aggiunte quelle della base che è alta cm. 5 – 71 x 36.
Periodo: 1700
Dimensione Articolo:
altezza: 36 cm
larghezza: 59 cm
profondità: 35 cm
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Francesco Righetti Gladiatore Borghese in Bronzo Roma 1809. Opera neoclassica firmata e datata da Francesco Righetti (1749-1819) noto artista romano, fonditore della Fabbrica di San Pietro e bronzista al servizio di Antonio Canova.
La scultura in bronzo è appoggiata su basamento in legno ebanizzato moderno e riproduce il Gladiator Borghese, capolavoro della scultura greca rinvenuto casualmente vicino a Roma nel 1609 ridotto in 17 frammenti. La sua denominazione deriva dall'essere appartenuta sino al 1808 alla collezione Borghese per essere venduta poi a Napoleone Bonaparte ora al Museo del Louvre di Parigi.
Il Gladiatore, in equilibrio nello spazio, è ritratto nel gesto di proteggere se stesso, dall'attacco dell'avversario, con il proprio scudo che un tempo era attaccato al braccio sinistro in guardia. La perfetta interpretazione dell'anatomia del corpo umano con l'esaltazione dei muscoli e l'armonia della figura ne fanno uno dei più importanti modelli della scultura Neoclassica.
Francesco Righetti nacque a Roma l’11 giugno del 1749 da una famiglia di origine riminese. Nel 1780 risiedeva in via della Purificazione, quando ebbe il figlio e futuro associato Luigi (che diventerà, insieme al padre come si dirà di seguito, fonditore del Canova). Nel 1783 ottenne la patente di argentiere ma la sua attività come fonditore risaliva a qualche anno prima. Nel 1781 gli vengono commissionate alcune copie di statue dall’antico a grandezza naturale per la dimora olandese del banchiere Henry Hope, l’anno dopo due di esse fecero l’oggetto dell’attenzione di Pio VI. Nel 1786 è registrata una sua importante commissione per la Russia. Molti modelli delle sue opere si ritrovano nel catalogo a stampa che fece pubblicare in francese nel 1794, indirizzato Aux Amateurs de l’Antiquité et des Beaux Arts.
Nel 1805 diventa capo della Fonderia Vaticana in sostituzione di Giuseppe Valadier che aveva rinunciato spontaneamente alla sua carica. Fu uno dei più importanti bronzisti romani. Artista di estrema perizia, si cimentava nella produzione di bronzi tratti dalla statuaria antica, tanto ammirata all’epoca, che venivano ricercati dai viaggiatori del Grand Tour. I suoi bronzi, benché ridotti rispetto ai modelli, mantengono sempre un carattere scultoreo e un senso di grandiosa monumentalità che va al di là della mera decorazione. Il coronamento della carriera di Francesco Righetti è sicuramente la fusione del grande cavallo per il monumento di Carlo III del Canova a Napoli i preparativi per la quale iniziano nel giugno del 1816. Vi lavora con grande passione e impegno e dopo l’esito eccelso della realizzazione del cavallo, si trattiene per qualche mese nella città partenopea, ma poco dopo si ammala e parte per Roma il 26 settembre dove morirà il 25 novembre di quello stesso 1819.
Firmata e datata F. RIGHETTI F.ROMAE 1809 sul bordo frontale della base, mentre sul retro, sul bordo della base vi è incisa una iscrizione in lingua tedesca che attesta la donazione dell'opera ad un funzionario di Amburgo nel 1905.La scultura si presenta in buono stato di conservazione, poggia su base rettangolare moderna in legno ebanizzato, ornata da applicazioni di fregi dorati, decorati con motivi neoclassici.
Le misure elencate si riferiscono alla scultura sulla base, la sola figura in bronzo è alta 33,4 cm x 34,7 x 18.La scultura ha una splendida patina scura originale, intatta in ogni sua parte ,ad eccezione di un piccolo segno in corrispondenza dell'incisione in tedesco sulla base.
In corrispondenza della coscia anteriore destra, la gamba in appoggio, si rivela una minima incoerenza nella giunzione del getto della gamba e quello del corpo.
Corridori in Bronzo Primi Novecento ispirati in scala ridotta, alle celebri sculture ora al Museo Archeologico di Napoli.
In origine erano collocate insieme ad una statua gemella nel peristilium grande della Villa dei Papiri di Ercolano, sono verosimilmente le copie di una scultura greca della fine del IV – inizio del III sec. a.C., celebrante un atleta vincitore in uno dei grandi giochi panellenici.
L’atteggiamento della mano destra protesa in avanti, quasi a configurare una sorta di presa, farebbe pensare ad un lottatore ritratto in posizione di guardia, sebbene l’inclinazione eccessiva del busto risulti anomala per questo tipo di competizione e la poca mobilità dei piedi appaia non consona ad una pratica sportiva in cui è richiesta la massima aderenza alla superficie. Il tipo di muscolatura esile, l’avanzamento del piede sinistro, quasi ad immaginare l’atleta posto sulla linea di partenza di una gara di corsa, laddove era collocata una sorta di incavo per favorire lo slancio iniziale, fanno decisamente propendere per la rappresentazione di un corridore. La collocazione delle due statue di corridori nei pressi della statua bronzea di Hermes a riposo, pure conservata nel Museo di Napoli, rappresenta un evidente richiamo al tema del Ginnasio, di cui Hermes Enagònios (Hermes quale giudice di gara, combattimento, lotta) rappresentava il dio protettore.
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Coppia di Sculture Cornucopie del 1600 in legno laccato e dorato provenienti dall'Italia Centrale, da una villa privata di Siena; si presentano a figura eretta, su base squadrata in forma di plinto, con mancanze e usure compatibili con la datazione della fine XVII secolo.
Prive di un braccio e delle ali hanno mantenuto inalterata la loro caratteristica originaria e cioè quel gusto un po' naif che si esalta nei riccioli dorati dei capelli e soprattutto nelle espressioni dei volti con le guance paffute di gusto seicentesco e questo sguardo come annoiato, come fuori luogo.
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