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Carosini Ratto di Europa 1800
4.500,00€
Carosini, Ratto di Europa 1800. Dipinto ad olio su tela di grande formato ispirato alla storia di Ovidio nelle Metamorfosi, la famosa leggenda mitologica del Ratto di Europa. Il dipinto è in buone condizioni grazie ad un restauro eseguito negli anni Novanta, è firmato in basso a sinistra ed ha una cornice dorata con decorazioni in pastiglia
Il racconto mitologico narra che Europa era una principessa fenicia, figlia di Agenore e Telefessa. Zeus, avendola vista in spiaggia a raccogliere fiori insieme alle sue compagne se ne invaghisce, tanto da chiedere ad Ermes di far avvicinare i buoi del padre di Europa verso quel luogo, per non insospettire nessuno. Il padre degli dei si trasformò in un bellissimo e bianco toro, si avvicinò alla fanciulla per nulla intimorita e gli si stese ai piedi. Ammirandone la mansuetudine e non pensando minimamente che dietro potesse esserci un inganno, Europa gli salì sul dorso. Zeus la rapì attraversando il mare e trasportandola a Cnosso, sull’isola di Creta. La fanciulla generò tre figli, tra i quali Minosse, re di Creta, Radamanto, giudice degli inferi e Serpedonte. I tre figli vennero adottati dal marito “mortale” della giovane, Asterione re di Creta, ma prima di tornare sull’Olimpo, Zeus lasciò tre doni ad Europa: Talos (un gigante di bronzo guardiano di Creta), Lealaps (un cane addestrato) e un giavellotto dalla mira infallibile.
Il mito continua con il racconto dei fratelli di Europa che vagano per ritrovarla, tra questi Cadamo che giunse nella Grecia continentale e fondò Tebe; a lui è anche attribuita la trasmissione dell’alfabeto dalla Fenicia alla Grecia.
Il mito in generale rappresenta la migrazione tra Oriente ed Occidente e il nome di Europa, che venne poi dato ai territori occidentali, riflette in generale questo spostamento. I culti dei bovini e della luna che si riscontrano nel mito, furono trasmessi attraverso le migrazioni dal Medio Oriente e dall’Africa verso la Grecia; nelle corna del toro si ritrova la stessa forma della falce della luna, tanto da collegare questi due simboli agli stessi culti religiosi.
Periodo: 1800
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altezza: 115 cm
larghezza: 143 cm
profondità: 7 cm
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Grande Paesaggio con Rovine del 1700. Capriccio con rovine e figure, dipinto ad olio su tela, dell'inizio Settecento, in buono stato di conservazione.
Capriccio è un termine coniato alla fine del Rinascimento e possiede diversi significati con un punto in comune. Capriccio era un movimento dell'anima, o più precisamente una eccitazione della facoltà immaginativa che dava origine ad ogni varietà di immagini mentali. Dal punto di vista pittorico è indubbio che il genere del Capriccio si sviluppò nella Città Eterna durante i primi decenni del XVII secolo e trovò ispirazione nelle rovine dell'età classica.
La tela in esame ha essenzialmente la rovina come soggetto, in quanto il paesaggio riveste un'importanza secondaria nella composizione. Le rovine non meglio identificate hanno qui una matrice evocativa, sfruttano cioè il loro potenziale emotivo per delineare dei paesaggi immaginari. La scena è osservata simbolicamente da un cavaliere romano al quale si prospettano due mendicanti seduti sulle macerie quasi a sottolineare la decadenza del mondo classico.
Il dipinto è stato foderato e riportato su di un nuovo telaio; è stato restaurato e presenta alcune integrazioni pittoriche. La cornice è francese, in pastiglia dell'Ottocento.
Nel video sottostante è visibile il dipinto prima del restauro.
Il presente dipinto è corredato dall'attestato di libera circolazione.
Nicolò Cercignani detto il Pomarancio la Trasfigurazione dipinto ad olio su lastra di rame di grande dimensione. L'opera è stata eseguita da Nicolò Cercignani detto il Pomarancio (Pomarance 1517 ca - 1597 Città della Pieve) che fu insieme al Ricciarelli uno dei principali protagonisti della pittura manieristica che a Volterra ed in altri centri della Val di Cecina si sviluppò per tutto il Cinquecento, nei tre filoni più significativa; quello colto di derivazione classica che trova espressione sugli esempi altissimi del Rosso; quello riformato di Santi di Tito, del Balducci e del Naldini; quello di ascendenza straniera di Pieter De Witte de Bruges.
Ci sono poi importanti artisti autoctoni come il Cercignani che si inserì nel percorso evolutivo della pittura del secondo Cinquecento, partendo da moti repentini e dai cangiantismi di Rosso Fiorentino e coniugando le formule senesi del Sodoma e del Beccafumi con il gigantismo michelangiolesco.
In questa bellissima trasfigurazione raffaellesca dipinta su rame di insolite dimensioni, il Cercignani riesce a mantenere alla scena un'atmosfera di intenso pathos pur ritraendo i personaggi con espressioni più pacate e meno drammatiche di quelle del dipinto originario.
La scheda è stata redatta dalla galleria antiquaria "Le Quinte di via dell'Orso". Si presenta entro cornice dorata moderna. Buone le condizioni conservative, la lastra in rame è leggermente ondulata sul lato superiore sinistro e la luce UV segnala rivela minime puntinature, cadute di colore, compatibili con l'epoca cinquecentesca.Coppia di Dipinti Antichi con Ester e Assuero del 1700 con cornici d'epoca laccate e argentate. I dipinti di grande formato rappresentano delle scene bibliche animate da personaggi, di area romagnola, provengono da una collezione privata di Milano.
Le tele sono state foderate e restaurate una trentina di anni or sono e si presentano in buono stato generale di conservazione.Questa coppia di quadri antichi con figure sono di grande impatto scenografico, sono dipinte ad olio su tela raffiguranti due vicende della storia di Ester, una giovane ebrea che sotto il re persiano Assuero, salvò il suo popolo dalla persecuzione, grazie al suo coraggio.
La storia racconta di Aman, potente principe alla corte del re Assuero, e del suo malvagio proposito di distruggere tutti gli Ebrei viventi sul territorio persiano, per vendicarsi di Mardocheo, un ebreo che aveva rifiutato di prostrarsi al suo passaggio.
In una tale crisi, era necessario un intervento provvidenziale, che arrivò per mezzo di Ester, una giovane ebrea scelta dal re quale regina e che era nipote di Mardocheo, il quale l'aveva adottata come figlia e cresciuta sotto la sua tutela. Benché Dio non venga mai nominato direttamente, l'intero libro è completamente permeato della sua divina provvidenza.
Il re Assuero, dopo aver bevuto abbondantemente in uno dei suoi banchetti, ordinò che la regina Vasti si presentasse agli ospiti per mostrare la sua bellezza. La regina rifiutò l’invito scatenando l’ira del re che, su consiglio dei cortigiani, ne ordinò la deposizione. Per sostituirla fece cercare nel suo regno una giovane di grande bellezza e, tra le ragazze selezionate, fu scelta Ester.
La scelta arrivò proprio in un momento critico per gli Ebrei, quello del complotto di Aman.Usando come pretesto le leggi e le usanze particolari degli Ebrei, Aman aveva ottenuto di pubblicare, a nome del re Assuero, un decreto che autorizzava l’uccisione di tutti gli Ebrei e il saccheggio dei loro beni in una data ben precisa.
Mardocheo, allora, sollecitò Ester a intervenire in favore del suo popolo.In precedenza, egli aveva sventato una congiura ai danni del re. I due cospiratori, dopo le opportune indagini e verifiche dei fatti, erano stati giustiziati, l’episodio registrato, ma l’azione di Mardocheo era poi finita nel dimenticatoio.
Nella notte decisiva della storia raccontata nel libro di Ester, il re, che non riusciva a prendere sonno, ordinò che gli si leggesse il libro delle Memorie. In tal modo, venne a sapere che il servizio resogli da Mardocheo non era mai stato ricompensato. Il re allora dispose che egli ricevesse una ricompensa pubblica e, per suo ordine, Mardocheo attraversò le vie della città vestito con abiti regali, sul cavallo del re e preceduto dalla persona più importante della corte: Aman.
Mediante una serie di imprevedibili circostanze, alla fine, Aman fu vittima del suo stesso complotto. Ester comunicò al re il piano malvagio del suo dignitario e, siccome non era possibile abrogare l’editto con il quale si ordinava la distruzione degli Ebrei, la regina ottenne che essi potessero difendersi dall’attacco dei loro nemici.
Il popolo ebraico fu salvo e Mardocheo ricevette la più alta carica dello stato dopo il re, al posto di Aman. Tale miracoloso capovolgimento di una situazione disperata fu celebrato in tutto l’impero persiano, ed è ancora oggi ricordato ogni anno dagli Ebrei in ogni parte del mondo, con una festa chiamata Purim.
Non sappiamo come e quando morì la regina Ester, ma è certo che le circostanze della sua vita contribuirono alla sopravvivenza del suo popolo. Con il libro di Ester si conclude la parte storica dell’Antico Testamento.Burla della Botte del Piovano Arlotto copia del Volterrano dipinta ad olio su tela raffigurante un vivace banchetto con numerosi commensali. Si tratta di una copia del dipinto eseguito da Baldassarre Franceschini detto il Volterrano (Volterra 1611-Firenze 1698) nella chiesa di San Cresci a Macioli presso Vaglia (Fi).
L'autore della copia si firma in rosso con monogramma E.T. in basso a sinistra.
Il dipinto narra della Burla della Botte di Piovano Arlotto dipinta per Francesco Parrocchiani: si narra che, invitato a tavola da una combriccola di amici, il Piovano fosse stato richiesto dal padrone di casa di scendere in cantina a spillare una caraffa di vino dalla botte, visto che quello che era in tavola era finito. Il Piovano, pur noiato oltre ogni dire di dover far quella fatica, lui già avanti con gli anni, quando alla tavola sedevano fior di giovanotti, decise da burlone che era di far buon viso a cattivo gioco. Una volta risalito dalla cantina alla mensa con la caraffa in mano, con volto serio si rivolse al padrone medesimo, dicendogli di sbrigarsi ad andare lui medesimo in cantina, visto che aveva dimenticato la botte aperta. Il quadro del Volterrano immortala proprio la scena in cui il padrone di casa, ricevuta la notizia dal Piovano, travolge la sedia per fiondarsi in cantina, scornato lui stesso laddove pensava di burlarsi dell’ ecclesiastico.
Il dipinto si presenta in buono stato di conservazione entro una cornice dorata, anch'essa del 1800, risale al XIX secolo ed è di provenienza italiana.