Coppia di Vasi in Ceramica Molaroni 1930 circa
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Coppia di Vasi in Ceramica Molaroni 1930 circa, una splendida coppia di vasi da centro con manici a forma di serpenti arrorolati, della manifattura Ceramica Molaroni di Pesaro, del 1930 circa, dalla fattura eclettica, di forma circolare, ad anfora, poggianti su di un basamento quadrangolare, decorati a tutto rondo in policromia. Entrambi hanno la stessa forma ma sono dipinti a mano con motivi e toni cromatici differenti, a tema floreale e sono probabilmente stati eseguiti da Eliseo Bertozzini (Pesaro 1865-1958) che collaborò con la ditta Molaroni a partire dal 1910. Questo pittore era esperto in decori a raffaellesche e nel moderno istoriato impiegando nei suoi lavori  un particolare colore a mezzatinta in monocromo verde su fondo turchino.
Provengono da una collezione privata milanese, si presentano in buono stato di conservazione a prescindere da vecchi restauri.

Sotto la base la scritta Molaroni Pesaro in nero che corrisponde alla metà del 1900.

Vincenzo Molaroni rileva nel 1880 la fabbrica pesarese “Benucci e Latti”, già di proprietà dello zio Pietro Latti e attiva dal 1814, dove aveva iniziato da giovanissimo ad apprendere l’arte della ceramica.
Dalla fabbrica escono opere, di grande qualità sia formale che tecnica, di gusto classico e di ispirazione rinascimentale ma anche alcuni lavori di carattere altamente innovativo.
Nel 1881 la fabbrica partecipa all’Esposizione di Milano e l’anno successivo a quella di Torino.
Nel 1884, grazie al buon successo commerciale ottenuto, la fabbrica si trasferisce nei più ampi locali di via Cassi a Pesaro.
Nel 1885 la manifattura, che si avvale di alcuni valenti artisti come il decoratore Cesare Gai, Tito Magrini, Vittorio Benvenuti, Enrico Cardinali e Corrado Giuliani, partecipa con alcune opere all’Esposizione Universale di Anversa e in seguito a tutte le principali manifestazioni e mostre nazionali del settore riscuotendo sempre successo commerciale e attestati di qualità.
Il marchio, utilizzato circa fino al 1900, è costituito dal monogramma, inciso a secco, VM e la scritta Pesaro.
Nel 1900 la ditta muta la ragione sociale in “Società Anonima Molaroni & C.” e il marchio diviene il simbolo grafico di un cigno con la dicitura Pesaro & MC impressi nella pasta.
Nello stesso anno viene pubblicato il primo catalogo della manifattura la cui seconda edizione, nella quale sono illustrati 915 manufatti, verrà stampata nel 1908.
Dal 1908 il marchio della manifattura diviene Molaroni/Pesaro scritto in turchino e negli anni successivi viene aggiunta la dicitura Made in Italy.
Nel 1910 Vincenzo Molaroni è l’unico proprietario della ditta che occupa tra le venti e le venticinque persone tra operai, modellatori e pittori.
Nella manifattura lavorano in questi anni numerosi artisti tra cui il fratello Giuseppe Molaroni e i figli Francesco, Eliseo e Telesforo oltre a Letizia Bertozzini, Romolo Bezziccheri, Giuseppe Cartocceti, Ferruccio Mengaroni, Cesare ed Enrico Morbidelli, Enrico Spadoni, Alfredo Ciabotti, Valentina Siepi, Nemorino Sora, Pia Piovaticci, Pietro Turri, Cesare Nicoletti, Pietro Ciccoli, Violetta Giuliani, Amedeo Olmeda, Laura e Gina Falagrassa, i fratelli Amintore, Maria e Anna Giardini, Giulio Patrignani, Nicola Francolini e numerosi altri.
Nel 1912 quando Vincenzo, all’età di 53 anni, muore la proprietà della fabbrica passa ai figli e al fratello Giuseppe e sotto la guida di Francesco, la manifattura continua a produrre maioliche di grande qualità, marcate “Molaroni-Pesaro in turchino, sotto la ragione sociale “stabilimento Ceramico Molaroni & C.” scritto in color turchino.
Nel marchio inizia a comparire la scritta Italy o Italia
Nel 1921 la sede della società è trasferita in via Cassi 1 e amministratore delegato diventa il fratello di Vincenzo, Giuseppe, la denominazione della ditta diviene “Società Anonima Ceramiche Molaroni” e il marchio è costituito dalla scritto “Molaroni Pesaro” in azzurro
Nel 1925 sotto la direzione tecnica di Francesco Molaroni la manifattura presenta alcune interessanti opere all’Esposizione di Arti Decorative di Parigi riscuotendo il plauso di Giò Ponti che, citandola nella relazione tecnica della mostra, la definisce “vecchia e famosa (manifattura) depositaria di tecniche magnifiche”.
Nel 1929, con la grande recessione, la fabbrica è costretta al fallimento, ma tre anni dopo Francesco Molaroni rientra in possesso degli impianti e in società con Armando Lugli e Giulio Coli, fonda la “Ceramiche F. Molaroni & C.” la cui produzione è contraddistinta dalla dicitura Molaroni Pesaro in carettere stampatello e in vernice nera.
Nel 1931 la direzione della manifattura viene affidata a Edgardo Ghiselli fratello di Adriana Ghiselli, moglie di Francesco Molaroni.
Dal 1932 il marchio usato è “Molaroni Pesaro” scritto in nero
Dalla morte di Francesco, avvenuta nel 1934, fino al 1950, anno della chiusura, la fabbrica viene gestita dalla moglie Adriana Ghiselli .
Nel 1952 le figlie di Francesco Molaroni e Adriana Ghiselli, Magda e Gabriella Molaroni, riprendono la tradizione di famiglia e rifondano la “Ceramiche Molaroni”, con laboratori in via Luca della Robbia 1 a Pesaro e firmano le loro ceramiche ciascuna con le proprie iniziali seguite dalla scritta Molaroni Pesaro.
In questi anni con la manifattura collaborano, tra gli altri: Franco Amaranto, Valentino Angelini, Guerrino Bardeggia, Auro Salvaneschi, Bruno Bruni, Elso Sora, Gilberto Floriani, Maria Antonietta Gallina, Guglielmo Malato, Ferruccio Marchetti, Giorgio Matteini, Tonino Naponelli, Gabriella Pandolfi, Giuseppe Papagni, Bruno Scarparo, Ulrico Schettini Montefiore, Rosetta Tamburini, Romolo Verzolini, Achille Wildi e G.Yony.
La produzione di questo periodo è marcata “Molaroni M. G. Pesaro”.
Nel 1963 la ditta passa nelle mani di Raffaella Molaroni che la conduce fino al 1981 quando è costretta sospendere la produzione, ma 1986 la manifattura risorge nuovamente con la denominazione “Ceramiche Artistiche Molaroni”, sotto la guida di Marcella Jannone Molaroni, nipote di Francesco.
Tra i collaboratori degli ultimi anni del secolo ricordiamo Gilberta Agabiti, Antonio Delle Rose.
La ditta è ancora operante.

Periodo: 1900

Altezza: 33 cm

Larghezza: 22 cm

Profondità: 17 cm

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