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La tecnica ad intarsio

La tecnica dell’intarsio

Per chi ama lo stile classico e gli arredi raffinati, non può che essere affascinato dai mobili intarsiati, elementi di pregio in grado di conferire un tocco di sofisticata eleganza agli ambienti di casa. Si caratterizzano per le decorazioni ricercate e di grande impatto visivo che ne rivestono la struttura: figure geometriche o figurative, paesaggi o decori floreali realizzati accostando diversi pezzi di legno di essenze diverse, fino ad ottenere composizioni complesse.

L’intarsio, o tarsia lignea, è uno dei metodi di decorazione artigianale tra i più tradizionali e originali: si tratta di una tecnica decorativa simile al mosaico, realizzata accostando sopra ad una superficie piana piccoli elementi di materiali e di colore differenti (legno, marmo, avorio, madreperla, osso, metallo), ritagliati seguendo un disegno preciso (il cartone), al fine di ottenere raffigurazioni elaborate.

La tecnica ad intarsio rientra nella categoria delle decorazioni polimateriche ottenute per incastri, per questo richiede tempo e precisione estrema per modellare il legno impiallacciato ed assemblare tutte le tarsie secondo un disegno particolare. La decorazione ad intarsio la si può applicare a diversi complementi di arredo: tavoli da salotto, scrivanie, credenze, armadi, comodini. I legni i più utilizzati sono il mogano, il noce e l’acero, che vengono solitamente intarsiati con altri legni, in modo particolare l’ebano, o con materiali come l’avorio e la madreperla. Ogni mobile decorato ad intarsio è un pezzo unico e di grande valore artistico; ancora oggi le tarsie vengono realizzate artigianalmente per mano di artigiani esperti.

 

Storia e caratteristiche dell’intarsio

La tecnica dell’intarsio ha origini lontane, come testimoniano alcuni manoscritti e ritrovamenti archeologici rinvenuti nelle antiche civiltà orientali e del Mediterraneo. In Egitto, già dalle prime dinastie l’intarsio era impiegato per impreziosire mobili e scrigni in legno, decorati con motivi geometrici e geroglifici dorati. In Asia Minore era invece diffuso l’intarsio con pietre dure e madreperla per arricchire oggetti d’uso comune, mobili in legno pregiato e strumenti musicali. Era una tecnica certamente praticata anche nell’antica Grecia, come documentano il ritrovamento di figurine di pregio con intarsi di cristallo di rocca, madreperla e oro su steatite.

Con il tempo la lavorazione ad intarsio si diffonde in Europa, e in particolare in Italia, dove viene identificata col termine di “tarsia”: all’epoca dell’Impero Romano si usava ricoprire cofanetti e scrigni in legno con stucco e di pittura, gradualmente però gli intarsiatori iniziarono ad utilizzare il legno al naturale e a sperimentare nuove tipologie di decorazione. In principio, per creare gli intarsi gli ebanisti sfruttavano il contrasto cromatico dei toni chiari della fusaggine e del bosso con quelli scuri dell’ebano e del noce; per realizzare l’ombreggiatura sul disegno ricorrevano al ferro rovente.

Si dovrà attendere il XV secolo per iniziare a vedere le prime lavorazioni ad intarsio così come le intendiamo oggi, quando i grandi intarsiatori fiorentini cominciarono ad arricchire la tecnica con le regole della prospettiva, per conferire tridimensionalità all’oggetto intarsiato. Allora si usava intagliare delle cavità sulla superficie del massello, all’interno delle quali venivano inseriti dei tasselli di essenze lignee diverse, che andavano a creare graziose decorazioni stilizzate; si procedeva poi con l’accostamento di placcature di essenze diverse e si ultimava il lavoro con l’applicazione di materiali preziosi, come la madreperla o l’avorio.

L’intarsio raggiunse il culmine della sua perfezione tecnica nella metà del Settecento in Francia, sotto il regno di Re Luigi XIV: in modo particolare, fu l’ebanista Andrè Charles Boulle (1642-1732) a portare l’arte dell’intarsio al massimo del suo splendore, introducendo nuovi materiali come il metallo, il bois de rose e l’ottone. Il Re Sole, particolarmente amante di questo tipo di decorazione, fece commissionare numerosi mobili per la Reggia di Versailles, tra cui bureaux, lampadari, scrigni e cornici caratterizzati da motivi, quali arabeschi, festoni, paesaggi, figure geometriche e fiori.

Il maggiore esponente in Italia fu Giuseppe Maggiolini (1738-1814): i suoi lavori ad intarsio di grande precisione tecnica, risaltano per l’elevato numero di essenze lignee policrome impiegate, tutte diverse tra di loro. Definito “Maestro ebanista”, Maggiolini realizzò per le maggiori famiglie milanesi e per la gran parte delle corti europee mobili ed oggetti d’arredo decorati ad intarsio con soggetti mitologici e allegorici, che si distinguevano per la perfezione delle linee geometriche e per la matrice tipicamente neoclassica. I più tipici erano: cassettoni, comodini, cofanetti, scatole e stipi.

 

Tipi di intarsio

Tarsia certosina

La tecnica certosina è la più famosa delle tecniche ad intarsio. Nata nel Medioevo, la tarsia certosina consisteva nel ritagliare delle figure semplici e stilizzate da sottili lamine di legno di essenza diversa, per andarle ad inserire successivamente in assi di massello – di solito il noce – con incastri tanto perfetti da rendere superfluo l’utilizzo della colla. Nelle tarsie certosine venivano spesso introdotti materiali come l’avorio o la madreperla, con i quali si andavano a creare raffinati motivi geometrici, che ricordavano la tradizione araba e cosmatesca. La certosina era solitamente usata per realizzare piccoli oggetti di arredo, come scrigni e portagioie, anche se si trovano esempi di mobili e cassettoni in legno intarsiati alla certosina, soprattutto nel nord Italia.

Tarsia geometrica

Diversamente dalla certosina, nella tarsia geometrica le superfici da decorare non vengono scavate, bensì rivestite interamente da pezzi di placcatura di legni diversi assemblati tra di loro. La tarsia geometrica ebbe grande diffusione nella Toscana del Quattrocento, soprattutto nella zona di Pisa, Siena e Firenze, spesso impiegata per realizzare decorazioni a motivi quadrati, rettangolari oppure a stella. Allora le lamine di legno venivano tinte tramite la bollitura o con olii colorati, mentre per le ombreggiature si ricorreva all’utilizzo degli acidi oppure del fuoco.

Esistono due tipologie di tarsie geometriche: la “tarsia a secco” e la “tarsia a toppo” (o “a blocco”). La “tarsia a secco” consiste nel disporre i tasselli su una superficie lignea inserita in un telaio senza mastice, a formare dei disegni geometrici. Nel caso della “tarsia a toppo” invece l’intarsio si ottiene unendo i vari listelli di legni di colore e di essenza diversi con il mastice. Il toppo viene tagliato diagonalmente, così da ottenere figure geometriche identiche fra loro da applicare nei profili dei mobili che si intendeva decorare. Quest’ultima tecnica era molto più rapida rispetto alle precedenti e permetteva di realizzare decorazioni più precise e complesse, come scorci urbani-architettonici, paesaggi e scene di vita quotidiana.

Intarsio ad incastro

L’intarsio ad incastro è una tecnica di intarsio lignea diffusa in Germania, che consisteva nel sovrapporre due fogli di placcatura, ritagliandoli seguendo il disegno prescelto. In questo modo si ottenevano figure assolutamente identiche che venivano poi ricomposte sul piano del mobile, incastrando i positivi con i negativi, per creare un gioco cromatico a contrasto di grande effetto.

Intarsio Boulle

L’intarsio Boulle è una tipologia di intarsio introdotta nel Seicento in Francia nel Seicento dal famoso ebanista di Luigi XIV, André Charles Boulle. La sua tecnica consisteva nell’eseguire intarsi con guscio di tartaruga e ottone dorato insieme, sovrapponendo due lamine di legni poliedrici – diversi sia nello spessore che nel colore -, così da ottenere due sagome perfettamente uguali ma invertite. La novità apportata da Boulle stava proprio nell’aggiunta di nuovi materiali per l’impiallacciatura, come l’ottone e la madreperla appunto, ma anche il corallo, il metallo, l’oro e il bois de rose. Questo tipo di lavorazione permetteva di realizzare decorazioni e arredi molto raffinati, particolarmente adatti ad impreziosire i salotti dell’alta società. L’intarsio Boulle era usato soprattutto per decorare i cabinets e scrittoi.

 

Restaurare un mobile antico intarsiato

I mobili antichi decorati ad intarsio richiedono una manutenzione e una cura particolari. Quando ne entriamo in possesso, talvolta li troviamo in condizioni non ottimali o con segni di usura dovuti al tempo, ma con un restauro ben eseguito è possibile riportare agli antichi splendori un vecchio mobile e donargli nuova vita. Il restauro di un mobile antico intarsiato deve partire anzitutto dalla considerazione delle sue caratteristiche storico-strutturali: occorre identificare l’epoca in cui è stato realizzato, lo stile e la finitura. Solo dopo aver eseguito un’attenta analisi del mobile, è possibile decidere il tipo di intervento necessario per dare inizio al restauro ebanistico.

La prima fase del restauro consiste nella rimozione di tutte le parti metalliche presenti nel mobile, come cerniere, maniglie e serrature, che vengono smontate, pulite e lucidate. Eseguita questa prima ispezione, è possibile passare alla pulitura del mobile, che deve essere eseguita tramite scartavetratura o, nel caso di mobili più antichi, con specifici solventi per legno, per salvaguardarne la patina originale. Eliminato lo strato più superficiale, verranno alla luce i segmenti del mobile danneggiati ed eventuali interventi restauro precedenti.

La terza fase prevede il restauro degli intarsi, che deve essere eseguito da parte di un professionista secondo adeguate metodologie. Le tecniche di restauro degli intarsi maggiormente utilizzate sono: il carteggio, il riempimento delle sezioni danneggiate, la sanatura degli intarsi da graffi ed abrasioni e le discontinuità cromatiche. Si passa poi alla reintegrazione di tutti gli elementi strutturali del mobile (che comprende anche l’inserimento degli elementi ornamentali) e, per finire, il restauro del mobile viene ultimato con il trattamento antitarlo e la scelta delle vernici più adatte per la lucidatura totale. Un restauro ben effettuato metterà in evidenza gli aspetti cromatici e decorativi delle parti del mobile finemente intarsiate, restituendogli il fascino perduto.

 

Dove comprare mobili in legno intarsiati

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Immagine in evidenza: Cassettone Luigi Sedici Intarsiato su lastrone di palissandro, noce, bosso e legni vari del 1700

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