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Vendere antiquariato: perché affidarsi alle case d’aste non è sempre la soluzione migliore

Può capitare per svariate ragioni di doversi trovare nelle condizioni di vendere dei beni di antiquariato grazie ad un’eredità ricevuta, un cambio di arredamento o anche, perché no, per esigenze finanziarie. Storicamente in questi frangenti, ci si è sempre avvalsi dell’aiuto dell’antiquario di fiducia che, grazie ad un rapporto personale, proponeva diverse soluzioni di vendita in ragione delle esigenze richieste.

Recentemente constatiamo invece che, dovendo mettere in vendita degli arredi o parte di essi, ci si rivolge preferenzialmente alle case d’asta poiché si ritengono, forse, dotate di una capacità comunicativa e commerciale superiore a quella di un singolo antiquario. Con una commissione di ingresso tutto sommato accettabile, di norma intorno al 10% del valore stimato per quello che riguarda la parte venditrice, rivolgendosi ad una casa d’aste per la vendita di un’opera l’acquirente pagherà generalmente una commissione tra il 20% ed il 30% del prezzo di aggiudicazione, arrivando così ad un totale vicino al 40% del valore del bene!

In passato le case d’asta hanno certamente avuto un ruolo importante nel mercato dell’antiquariato; fornendo dati pubblici sulle cifre di vendita costituivano una sorta di riferimento estimatorio, che, comparando tra loro i vari beni, fornivano una generica base valutativa. Nel tempo hanno creato eventi commerciali sempre più rilevanti – talvolta disperdendo collezioni significative, che passavano nelle mani di diversi proprietari –, arrivando a controllare una fetta importante del mercato antiquario. La crescita recente ma inesorabile del business che gravita intorno al mercato delle case d’aste ha messo in luce una vocazione meramente speculativa, che si sottrae al circuito virtuoso dell’economia reale: il principale interesse delle case d’aste sembrerebbe non essere rivolto alla valorizzazione del bene ed alla sua corretta catalogazione, bensì il loro obiettivo sarebbe intascare la mediazione.

Per raggiungere il fine si sprecano, ahimè, le attribuzioni, le scuole, le cerchie, le maniere. Tutto sarebbe rivolto a nobilitare ed incensare delle croste (a volte inguardabili) piuttosto che arredi raccogliticci, dal momento che, in qualità di mediatori, non hanno nessuna responsabilità se non limitata alle due settimane del diritto di recesso (queste informazioni, chiaramente, sono indicate in quelle pagine fitte di caratteri spesso poco leggibili che precedono la firma del contratto del mandato a vendere).

Quello che è accaduto recentemente in Spagna, precisamente a Madrid, nella sede della casa d’aste Ansorena lo scorso 8 aprile è esemplificativo di quanto sopra detto: in occasione dell’esposizione dell’asta primaverile è stato ritirato un dipinto attribuibile al Caravaggio, un “Ecce Homo” del 1606 circa, scambiato in un primo momento per un’opera di un autore minore del Círculo de José de Ribera. A rafforzare questa ipotesi il parere degli esperti interni alla casa d’aste spagnola ed alcuni conoscitori del Caravaggio che, sfogliando il catalogo online, si sono resi conto dell’eccezionalità di quel lotto.

Nell’attesa di ulteriori chiarimenti lo stato spagnolo ha posto il vincolo e la tela non può abbandonare i confini nazionali. La notizia ha avuto un’immediata risonanza, suscitando l’interesse dell’opinione pubblica di tutto il mondo. Tuttavia, a suscitare lo scalpore vero e proprio è l’esperto, il perito, lo specialista o chi per lui, che ha esaminato il dipinto e ne ha stabilito il valore di mercato in una base d’asta di 1500 euro.

La nostra riflessione va dunque alla dubbia professionalità di chi opera nel settore dell’arte: ci rivolgiamo ad una casa d’aste per mettere in vendita un bene in nostro possesso perché pensiamo di trovare gente competente che, in virtù dei risultati propagandati, ci faccia ottenere il massimo realizzo economico ed è grande la delusione quando si incorre in errori così inammissibili per chi vanta competenze capillari.

La qualità, l’epoca e lo stato di conservazione del dipinto meriterebbero a nostro avviso un rispetto differente, ma forse all’esperto del mediatore viene chiesto solamente di avvicinarsi il più possibile alla certezza della transazione e quindi la prudenza nelle valutazioni dovrebbe essere massima. Questo aspetto risulta però paradossale! L’unica possibile giustificazione che riusciamo a trovare come professionisti operanti nel settore di antiquariato da più di trent’anni, è nella grande mole di lavoro alla quale vengono sottoposti gli esperti dei vari dipartimenti delle case d’aste: in pochi giorni devono classificare e valutare centinaia di opere di diversa natura, con inevitabili distrazioni e superficialità.

La domanda che ci sorge spontanea a questo punto è la seguente: ma se il proprietario dell’opera si fosse rivolto ad un negozio antiquario competente per la vendita del presunto Caravaggio, un “Ecce Homo” del Seicento, avrebbe avuto forse la giusta attenzione e una migliore soddisfazione economica? Certamente l’antiquario avrebbe avuto più tempo per osservarlo, studiarlo, magari confrontandosi direttamente con gli esperti in materia e prospettare diverse strategie di vendita alla proprietà.

Certo, percorrere quella strada potrebbe sembrare la procedura più snella e veloce, ma non sempre affidare un proprio bene alle case d’aste è la soluzione migliore per garantirne la vendita; anzi, molto spesso la cosa migliore per vendere un’opera d’arte sarebbe quella di affidarsi a un professionista del settore in grado di valutare in maniera seria, ponderata ed affidabile l’oggetto di antiquariato di vostra proprietà, oltre ad offrirne l’acquisto immediato nel rispetto degli indici del mercato e del valore reale.

In Ghilli Antichità siamo in grado di fornire un servizio di valutazione di opere di antiquariato gratuito, serio e competente. Siamo interessati ad acquistare antiquariato e oggetti antichi provenienti da collezioni e da dimore private, garantendone il massimo riscontro economico. I nostri esperti antiquari garantiscono inoltre un’assistenza professionale sia a coloro che sono interessati a comprare antiquariato e arte antica, che a coloro che desiderano vendere e valorizzare al massimo l’opera in loro possesso.

In evidenza: Dettaglio “Ecce Homo”, dipinto olio su tela attribuito a Caravaggio (1906). Courtesy La Repubblica

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