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Paesaggio con Rovine Figure e Armenti
2.000,00€ 1.400,00€
Paesaggio con Rovine Figure e Armenti del 170o con cornice originale, raffigurante il riposo di due pastori all’ombra dei resti di una colonna con bassorilievi. Sullo sfondo, in lontananza resti di architetture immerse in un paesaggio boschivo. Mucche, capre e pecore animano il proscenio.
Il dipinto settecentesco proviene da una collezione privata milanese, è stato restaurato negli ultimi decenni del Novecento, foderato con un nuovo telaio e si presenta in buono stato.
Periodo: 1700
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altezza: 74 (91,5) cm
larghezza: 100 (117,5) cm
profondità: 5,5 cm
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- Collezione Lenini Pavia;
- Bozzetto del dipinto esposto a Venezia nel 1928, pubblicato sul catalogo della mostra veneziana di quell'anno (XVI esposizione) vdere ?? n. 51 tra le illustrazioni.
- expertise scritta a biro di un perito romano non leggibile
Grande Paesaggio con Rovine del 1700. Capriccio con rovine e figure, dipinto ad olio su tela, dell'inizio Settecento, in buono stato di conservazione.
Capriccio è un termine coniato alla fine del Rinascimento e possiede diversi significati con un punto in comune. Capriccio era un movimento dell'anima, o più precisamente una eccitazione della facoltà immaginativa che dava origine ad ogni varietà di immagini mentali. Dal punto di vista pittorico è indubbio che il genere del Capriccio si sviluppò nella Città Eterna durante i primi decenni del XVII secolo e trovò ispirazione nelle rovine dell'età classica.
La tela in esame ha essenzialmente la rovina come soggetto, in quanto il paesaggio riveste un'importanza secondaria nella composizione. Le rovine non meglio identificate hanno qui una matrice evocativa, sfruttano cioè il loro potenziale emotivo per delineare dei paesaggi immaginari. La scena è osservata simbolicamente da un cavaliere romano al quale si prospettano due mendicanti seduti sulle macerie quasi a sottolineare la decadenza del mondo classico.
Il dipinto è stato foderato e riportato su di un nuovo telaio; è stato restaurato e presenta alcune integrazioni pittoriche. La cornice è francese, in pastiglia dell'Ottocento.
Nel video sottostante è visibile il dipinto prima del restauro.
Il presente dipinto è corredato dall'attestato di libera circolazione.
Il dipinto ad olio su tela è firmato e datato in basso a destra Ed.Cohen 1866 Weimer, raffigura uno splendido paesaggio alpino, ricco di figure e varie prospettive.
I personaggi in primo piano, coinvolti in una partita di bocce, si mescolano con altre figure impegnate nello svolgere azioni quotidiane. Il tutto immerso in un paesaggio montano con scorci di paesi arrampicati su colline, piacevoli e calde abitazioni, fontane che ci ricordano il fulcro di un paese. Contrastante il cielo terso, dalle varie tonalità di azzurro-bianco il verde cupo e profondo della vegetazione.
Edvard Cohen, (Hannover 1838 - Francoforte sul Meno 1910), paesaggista di Hannover, studiò all'accademia di Belle Arti di Vienna e Dresda.
Questo antico paesaggio montano si presenta entro elaborata cornice francese dorata in pastiglia; è in ottimo stato di conservazione, foderata e proviene da una dimora privata lombarda.
Silvio Poma Paesaggio di Montagna Veduta Monte Rosa Primi Decenni del 1900. Grande dipinto ad olio, di prima tela raffigurante un paesaggio montano con cime parzialmente innevate, un alpeggio e mucche al pascolo. Firmato in basso a sinistra S. Poma, l'opera risale ai primi del 1900 e si presenta di prima tela e non ha mai subito restauri; quello che è un pregio perchè ci riporta il dipinto nella sua originaria integrità ha il piccolo difetto di avere la tela un pò lassa come dimostrato dalle pieghe in alto visibili anche nelle immagini pubblicate e qualche "sgoratura" della vernice a finire nella parte centrale del dipinto (a sinistra delle mucche). Inoltre con una pulitura salterebbero fuori le tinte originali dei pigmenti ed il quadro acquisterebbe una luminosità ed una profondità differente (per darle un'idea per quanto banale, la neve sulle cime delle montagne tornerebbe ad essere bianca e così tutta la scala cromatica del dipinto). La cornice è la sua originale in legno intagliato e dorato, dalla quale abbiamo solo rimosso il velluto che ricopriva il passe par tout che era irrimediabilmente consumato e che è stato sostituito con una laccatura avorio.
Silvio Poma (Trescore Balneario, 1840 – Turate, 1932), è un pittore italiano considerato uno dei più grandi paesaggisti del Verismo lombardo del secondo Ottocento.
Questa rilassante veduta di montagna, del Monte Rosa e dell'ampia vallata sottostante le pendici della parete est del massiccio, ripresa dal versante piemontese, presumibilmente da Macugnaga, proviene da una collezione privata milanese e si presenta in buono stato di conservazione.
Si è effettuato un intervento di pulitura della tela e la riparazione di una piccola lacerazione. Il dipinto si presenta ora come da immagine fotografica; una leggera lassitudine e minimi tagli sui bordi esterni, mascherati e protetti dalla cornice sarebbero riparabili solo foderando la tela.
Il paesaggio del Verbano ricorre con una certa frequenza nella produzione di Poma. L'opera ripropone il linguaggio verista che contraddistingue la sua pittura che si manifesta fin dagli esordi dell'artista, riferibili all'inizio degli anni Settanta, per mantenersi pressoché inalterato fino alla fine del secolo. La veduta in questione si vale di una struttura compositiva tradizionale, che prevede un primo piano indeterminato, con un agglomerato urbano appena accennato e indistinto, reso più vivace da alcune macchiette, dalle mucche al pascolo, contrapposto alla pittoricità panoramica del maestoso paesaggio di sfondo.
Partecipa come volontario alla II Guerra di Indipendenza e, in seguito, intraprende la vita militare, ma nel 1866 si congeda dall'esercito dopo aver contratto la malaria. Al suo rientro a Milano frequenta gli studi di Giovan Battista Lelli e Gerolamo Induno, entrambi pittori-soldati con i quali era entrato in contatto in occasione della campagna militare del 1859. Tolto qualche quadro storico, la sua produzione risulta, per la massima parte, costituita da paesaggi e marine, tra cui Il Monte Rosa e le Prealpi dal Lago Maggiore, esposto a Milano, alla mostra nazionale di belle arti del 1906.
Esordisce all'Esposizione di Belle Arti di Brera nel 1869, ma i primi riconoscimenti ufficiali giungono soltanto alla metà del decennio successivo: nel 1876 vince il premio Mylius dell'Accademia di Belle Arti di Brera con una tela di soggetto storico ambientato in un ampio contesto naturale di gusto romantico; nel 1877 un suo paesaggio è acquistato all'Esposizione Nazionale di Napoli da Vittorio Emanuele II. Fu uomo modestissimo e buono. A Bergamo, alla Galleria della Permanente, nel 1946 gli fu allestita una mostra commemorativa che comprendeva ventiquattro opere alcune delle quali assai significative.