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Montini Umberto Vaso di Fiori
1.200,00€ 750,00€
Montini Umberto Vaso di Fiori. Dipinto realizzato intorno al 1950 raffigurante una composizione di fiori, firmata U. Montini in basso a sinistra dall’artista milanese Umberto Montini (Milano 1897- Busto Arsizio 1978).
L’opera è dipinta ad olio su tela, con pennellata veloce e vigorosa, spesso materica, ma sempre intensa, dai colori vivaci. Pittura fresca e decorativa, dove il mazzo è composto da fiori comuni e variopinti, margherite, papaveri, gladioli, raccolti disordinatamente in un vaso. Il dipinto si presenta in perfetto stato di conservazione, entro cornice moderna.
Umberto Montini (Milano 1897- Busto Arsizio 1978) Impiegatosi in giovane età presso un laboratorio litografico a causa della difficile condizione economica della famiglia, segue i corsi serali di Brera fino a che, nel 1920, riesce ad iscriversi all’Accademia, dove consegue il diploma in pittura nel 1924 sotto la guida di Ambrogio Alciati. Da quel momento espone con continuità alle mostre della Permanente milanese e alle Sindacali lombarde, affacciandosi alla ribalta internazionale con la partecipazione alle Biennali veneziane (1928, 1930), alla rassegna di Barcellona del 1929 e all’Esposizione Universale parigina del 1937; nel 1938 e nel 1956 saggia anche il mercato sudamericano recandosi in Perù e in Ecuador. Amico dei fratelli Ernesto e Leonardo Bazzaro, coltiva di preferenza la pittura di paesaggio e le vedute milanesi, colte con rapide pennellate nelle brumose atmosfere delle giornate invernali. Significative a questo proposito appaiono le quattro opere conservate alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, una delle quali, Giorno di nebbia, si aggiudica nel 1935 il Premio Sallustio Fornara alla Permanente. Quattro anni prima l’artista aveva primeggiato nel Premio Mylius per il paesaggio storico all’esposizione di Brera.
Periodo: 1900
Dimensione Articolo:
altezza: 70 cm
larghezza: 50 cm
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Pick Morino Vaso di Fiori Mazzo di Peonie. Dipinto ad olio su tela e firmato in basso a destra. L'opera è di prima tela, si presenta in ottimo stato di conservazione entro una bella cornice dorata con restauri, risale ai primi del 1900 ad opera del pittore Edmund Pick-Morino (Vienna 1877-1958 Brussels), artista di origine austro ungarica.
Questa natura morta di fiori è una composizione appariscente e lussureggiante dove la peonia, la rosa di Pentecoste, è l'indiscussa protagonista. Fiore elegante e antico che incarna amore, affetto, nobiltà d'animo e prosperità, la peonia, definita anche rosa senza spine, non è solo simbolo di romantiche storie d'amore, ma è anche un fiore benaugurale, di buon auspicio.
Questo mazzo di peonie rosa, raccolte in un vaso dai toni scuri ed altre bianche, appoggiate sul piano, è dipinto con pennellate larghe, dense e veloci, è un'opera dove sono evidenti gli influssi post-impressionisti, dove i fiori non sono più distinguibili, consistenti, ma diventano semplicemente un insieme dalla consistenza vaporosa e luminosa.
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Roberto Rosati Coppia di Dipinti di Fiori 1931 eseguiti su compensato di faggio con pittura ad olio molto materica con piccole cadute di colore come da fotografie allegate. In buono stato, questa coppia di nature morte degli anni '30 si presenta entro due cornici coeve dai profili ebanizzati.
Entrambi le tavole sono firmate e datate dal pittore romano in basso a destra.
Roberto Rosati nasce a Roma nel 1889. Allievo appena tredicenne di Duilio Cambellotti inizia a dedicarsi alla ceramica non ancora ventenne e dopo aver conseguito il diploma di ceramista presso il Regio Istituto d'Arte per la Ceramica di Faenza, nel 1912 fonda, con il finanziamento del critico d'arte e gallerista romano Giuseppe Sprovieri, una fabbrica di ceramiche artistiche a Treia, la "Rosati & Sprovieri", nei pressi di Civita Castellana, nel viterbese, attiva con una produzione ispirata al futurismo fino al 1914. Sino alla sua morte nel 1949 collabora con vari centri della produzione ceramica italiana.
Arturo Tosi Natura Morta di Fiori 1953. Dipinto ad olio su masonite, firmato in basso a sinistra A. Tosi questa natura morta raffigura un vaso blu contenente un mazzo di fiori, una composizione di rose gialle, rosse e bianche.
L'opera è costruita secondo elementi semplici, colori rigogliosi e composizioni dense, in cui sfondo e oggetto sono posti sullo stesso piano.
L'autore interviene pochissimo sulla materia, lasciando che i suoi soggetti si esprimano attraverso l'impasto pittorico: le corolle ed il vaso si stagliano vivide sullo sfondo scuro, evidenziando così l'ideale differenza di piano. Anche nei paesaggi, la ricerca di Tosi è molto diversa rispetto alla lettura del reale promossa dal Novecento più canonico: nella sua visione il dato paesaggistico è solo lo spunto per un' indagine lenta e costante dell'evento naturale.
Come ebbe a dire Renato Guttuso nel 1940 Tosi... che in alcune nature morte assai più che nei paesaggi raggiunge limiti sovrani dove gusto, udito, tatto e vista si disputano il possesso del quadro. (cit.in Arturo Tosi 1990 p.197)
Il vaso di rose era un soggetto particolarmente caro all'artista, si vedano infatti le similitudini con il dipinto del 1945 Rosa Tea, esposto al museo milanese GAM Galleria di Arte Moderna, collezione Vismara.
Sul retro scritto in rosso 4-7-53 A-T (Arturo Tosi). In buono stato di conservazione, questo dipinto antico proviene da una dimora privata milanese e si presenta entro cornice in legno lumeggiata in oro.
Arturo Tosi
Arturo Tosi (Busto Arsizio, 25 luglio 1871 – Milano, gennaio 1956). Studia alla Scuola Libera di Nudo a Brera e poi, per due anni, con Adolfo Ferraguti-Visconti, formandosi nel clima della Scapigliatura sulle opere di Ottavio Ranzoni e Tranquillo Cremona. Nel 1891 esordisce alla Permanente di Milano. Nel 1909 partecipa, per la prima volta, alla Biennale di Venezia nella quale sarà presente fino al 1954; nel 1911, espone a Monaco di Baviera ed è presente all’Esposizione Internazionale di Roma. La conoscenza dell’opera di Cézanne, del 1920, lo indirizza verso la pittura del paesaggio en plein air. Nel 1924 partecipa a Bruxelles alla mostra L’Art ltalien au Cercle Artistique, nel 1925 è tra i fondatori della corrente artistica "Novecento", partecipando alle mostre della Permanente a Milano nel 1926 e nel 1929. Nel 1926 espone a Brighton, nel 1927 a Zurigo, Lipsia, Amsterdam e Ginevra, nel 1929 a Berlino e a Parigi, nel 1930 a Basilea, Buenos Aires e Berna, nel 1931 a Stoccolma, Baltimora e Monaco, nel 1933 a Stoccarda, Kassel, Colonia, Berlino, Dresda e Vienna. Dal 1928, alla Permanente di Milano, è membro del comitato d’onore. Nel 1931 ottiene il premio della fondazione Crespi alla I Quadriennale di Roma e, a Parigi, il Grand Prix della pittura dove torna nel 1937, per partecipare all’Esposizione mondiale. Nel 1951 il Comune di Milano gli dedica una mostra antologica premiandolo con una medaglia d’oro. Alla sua morte, la Biennale di Venezia gli dedica una mostra commemorativa, esponendo sessanta opere.