David Beck Ritratto del Governatore Generale del Ducato di Milano 1648-1656 ovvero Luis Benavides Carrillo de Toledo marchese di Caracena (Valencia 20/9/1608 – Madrid 6/1/1668). Ha governato il Ducato di Milano dal 1648 al 1656, arco temporale nel quale è stato dipinto il ritratto dal celebre pittore olandese. Inizialmente il ritrattista fiammingo è attivo a Londra nella bottega di Van Dyck, successivamente viaggia nelle principali corti d’Europa, Germania, Francia e Italia, eseguendo ritratti di molti sovrani per adornare la galleria della sua mecenate, la regina Cristina di Svezia.
Questo ritratto si libera dai moduli barocchi ed ideali per dare luogo ad una scena veridica: il governatore tiene la mano appoggiata sulla piantina di una fortificazione, in procinto di indossare l’elmo e sullo sfondo una finestra da cui si intravedono dei cavalleggeri.
Il dipinto presenta una minuziosa resa dei dettagli, è un dipinto di tipo celebrativo che evidenzia il carattere, l’alterigia, e la dignità mediante un’azione, un movimento che corrisponde al grado e all’incarico del ritrattato. Uno dei migliori governatori dell’intero periodo spagnolo, facente parte delle armate cattoliche evidenziato dalla fusciacca rossa in vita. Sul petto si intravede la croce di Santo Stefano, ordine religioso cavalleresco.
Ogni dettaglio del suo abbigliamento evidenzia l’elevato grado del marchese: il Rabat grande e raffinato colletto di trine; le guarnizioni della casacca militare Brandeburgo con passamanerie, nappine e alamari; i pantaloni alla moda francese, poco sotto il ginocchio così da dare sfoggio alla parte superiore dei morbidi stivali flosci alla duca di Brunswick ampio prolungamento della scarpa.
Ma quello che più vorremmo sottolineare di quest’uomo di potere, ricchezza e forza militare è il suo aspetto di collezionista e di cultore e protettore delle arti. A tal punto da essere intermediario di opere importanti come l” orazione nell’orto“ di Correggio per Filippo IV, re di Spagna.
Il dipinto assume un’importanza rilevante in quanto unico ritratto noto a figura intera, unitamente ad un modesto ritratto di an0onimo presente al Palazzo del Governo di Madrid, fatta eccezione per l’incisione di Gian Cristoforo Storer su disegno di Federico Agnelli del 1648 ed il busto entro un medaglione dell’incisore Cesare Bonacina del 1654.
La quadreria del marchese di Caracena alla sua morte contava ben 238 opere. Di media grandezza per l’epoca e l’ambiente a cui essa appartiene, presenta una certa prevalenza di dipinti fiamminghi su quelli italiani: opere di Palma il Vecchio Tiziano, Tintoretto, Veronese. Così come artisti fiamminghi come Bruegel, Van Dick, Rubens e tanti altri ancora. La sua collezione reca l’impronta dei lunghi soggiorni al di fuori della penisola iberica circa 17 anni nelle Fiandre e pressappoco altrettanti nello Stato di Milano.
Se si esamina la collezione sotto l’aspetto tematico la prima caratteristica che emerge é la ridotta presenza di opere di soggetto sacro rispetto all’ingente quantità di ritratti.
Un ritratto monumento che deve eternare il personaggio in posa, destando ammirazione e nel contempo soggezione, essere un monito per chi lo ammira, nell’esaltazione del prestigio e del potere assoluto di una sola classe sociale: l’aristocrazia.
Questo monumentale dipinto ad olio su tela proviene da una collezione privata milanese si presenta in buone condizioni conservative, con minime cadute di colore compatibili con la datazione; la tela di grandi dimensioni è ben tesa, rivela una cucitura quasi centrale, posta in senso verticale, è montata su nuovo telaio e doppio rintelo, entro una bella cornice coeva in legno intagliato e dorato.