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L’antiquariato dopo la pandemia (o durante?)

Antiquariato e pandemia

Riflettere sugli effetti dell’attuale pandemia nel campo dell’antiquariato, e sul nostro lavoro non è certamente cosa semplice, ma essendo prossimi alla fatidica fase due, ci sembra doveroso. Sicuramente nei prossimi mesi ci sarà un mutamento importante nella “distribuzione” in quanto continueranno ad essere interdette o comunque saranno regolamentate in modo differente tutte le manifestazioni aggregative quali le fiere, le mostre ed i mercati che sino a ieri costituivano un importante momento di incontro e di scambio nel settore antiquario.

In mancanza di questi canali non resta che orientarsi sulle possibili alternative: internet o televisione. Di quest’ultima non ne possiamo parlare per mancanza di esperienza mentre sulle potenzialità di internet pensiamo di poter esprimere qualche giudizio. La rete è una realtà informativa ormai consolidata da parecchio tempo nonostante taluni la considerino come la sfida del futuro; addirittura ha da tempo esaurito il suo primo ciclo con il passaggio ai canali social, prima Facebook e Twitter, poi Youtube ed Instagram, Pinterest , Linkedin, e chissà quale altra tecnologia o canale ci aspetterà per il futuro.

Parallelamente, l’hardware ha sviluppato la tecnologia mobile in modo così sofisticato che oggi la metà del traffico gira su mobile, ovvero in tasca o nella borsetta del nostro potenziale cliente o acquirente. Ancora di pari passo sono cambiate le attitudini dell’utenza, la familiarità con i mezzi e le ricerche.

L’utenza

Per capire meglio quanto detto sinora, guardiamo i dati del primo quadrimestre 2020 estrapolati da Google Analytics, la piattaforma che usiamo per osservare le metriche del traffico degli utenti nel nostro sito web, ghilli.it:

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Nell’ultimo periodo, a visitare il nostro sito, sono stati 51.6% uomini e 48.4% donne. I dispositivi utilizzati dai visitatori sono suddivisi in 55% desktop, 40% mobile e tablet 5%. Infine, i nostri visitatori hanno 70% l’italiano come lingua del browser, inglese circa 22%, altre lingue come francese e tedesco in percentuali minori.

Questi dati sono puramente indicativi ed è divertente affinare le ricerche per esaminare nel dettaglio le località, gli interessi ed i contenuti di ricerca del visitatore ma sostanzialmente ci fanno capire che il pubblico è presente, ci fanno capire che c’è interesse e per cosa, ovvero quali sono le loro ricerche.

La vendita

A questo punto la domanda che tutti i colleghi mi rivolgono è: ma si vende? La risposta è banale: è sufficiente aprire un negozio per vendere? Serve il mestiere! Che altro non è che un mix di competenza, esperienza, conoscenza del mercato… Lo stesso vale per il web. È solamente uno strumento dalle enormi potenzialità ma certamente non è dotato di poteri magici; difficilmente riuscirà a vendere un articolo brutto e costoso!

Un altro luogo comune da sfatare è che internet costa poco: costa apparentemente meno rispetto all’affitto di un negozio nel centro storico di una grande città, ma se ben strutturato e soprattutto ben gestito probabilmente i costi saranno equivalenti se non superiori.

In definitiva, tornando alla pandemia, che altre alternative abbiamo se non internet?

D’altronde per comodità possiamo pensare che il Covid-19 sia il responsabile di questo cambiamento ma in realtà è da tanto tempo che il pubblico non frequenta assiduamente i negozi: un cambiamento, una svolta era ed è necessaria.
Di recente un nuovo cliente “internet” ha chiesto informazioni relative ad una tavola veneto cretese; per Whatsapp gli abbiamo inviato una serie esaustiva di immagini dettagliate, un video in luce naturale ed infine delle fotografie con luce ultravioletta per evidenziare i restauri. Caspita! Ma in condizioni normali non riusciamo a descrivere così minuziosamente un oggetto e questa dovizia di particolari avvantaggia e garantisce l’acquirente. In questo processo la tecnologia ci spalanca le porte!

Non dimentichiamo che prima di mettere in vendita un oggetto ne siamo stati gli acquirenti. L’attività dell’antiquario è ben diversa da quella di un mediatore, di un’agenzia di affari. Noi siamo mossi dalla passione, dal desiderio del possesso e quando acquistiamo proviamo emozioni difficilmente spiegabili e ripetibili che si riflettono specularmente sulla vendita. Abbiamo appena spedito un bell’oggetto in Inghilterra e la felicità legata alla transazione è stata sommersa dalla tristezza della privazione del possesso: non tornerà mai più indietro.

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Ghilli Antichità a Milano, dettaglio showroom

Questa breve parentesi vuole significare che il binomio costituito da sentimenti e tecnologia costituisce uno strumento di vendita straordinario che difficilmente può essere replicato.
Un ultimo ingrediente da aggiungere è nella trasparenza e nella completezza delle informazioni che offriamo ai nostri clienti nel nostro shop di antiquariato online. Il tempo medio di permanenza su una pagina del nostro sito è di circa 2 minuti: tanto è il tempo a nostra disposizione per cercare di catturare l’attenzione del visitatore ed avvicinarlo all’acquisto. È fondamentale una politica dei prezzi trasparente unita alle modalità ed ai tempi e costi di consegna ed alle garanzie fornite.

Un approccio così schematico non può che essere vincente; troppo spesso vediamo delle forchette di prezzi troppo ampie (es. € 10.000/15.000) che più che essere indicazioni di prezzo sembrano essere degli inviti alla contrattazione.
Infine un’ultima considerazione va fatta sul raggio d’azione dell’attività nell’antiquariato ai tempi del Coronavirus. Un sito web può lavorare a 360 gradi e cioè raggiungere i clienti in ogni parte del mondo e questo amplia gli orizzonti ed apre nuovi mercati a nuove tipologie merceologiche che magari prima non consideravamo; può essere la base di partenza per un’eventuale evoluzione del mestiere.

 

Immagine in anteprima:

J. Peeters, Pelaguse nel Arcipelago, 1650 ca. , dettaglio

Incisione all’acquaforte


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