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Un restauro d’eccezione nel nostro lab: “Scena di battaglia” di Francesco Monti

“Per me i dipinti sono come dei pazienti e alcuni di loro faccio proprio fatica a renderli ai rispettivi proprietari. Perché quando lavori molto su un dipinto, quando lo pulisci e ne ritocchi ogni centimetro, quando lo guardi, poi lo osservi e lo studi a fondo, diventa parte della tua giornata, diventa una parte di te”.

Isabella Danesini è una delle maggiori esperte nel restauro di dipinti antichi a Milano. Direttrice del laboratorio di restauro Ghilli Antichità di Milano, dal 1990 punto di riferimento per collezionisti di dipinti antichi, mobili d’antiquariato e oggetti d’arte, da oltre 25 anni si occupa di restauri di quadri antichi e moderni su tutto il territorio nazionale.  La passione per l’arte, in particolare per la pittura, nasce da giovanissima, quando appena adolescente decide che la sua vita sarebbe stata a servizio dell’arte, e che la sua più grande passione si sarebbe trasformata in una professione: la restauratrice di dipinti.

Terminati gli studi di Architettura, inizia infatti a lavorare “a bottega” in un laboratorio di restauro in provincia di Milano, esperienza che la segna profondamente nell’animo e la convince a proseguire la sua carriera nel campo del restauro di quadri antichi: proprio come un medico si prende cura dei pazienti, Isabella Danesini desidera curare le ferite che il tempo ha inflitto loro, per donargli una vita nuova.

Di emozioni ne ha provate tante nel corso della sua attività da restauratrice, ma un restauro e un dipinto in particolare in tutti questi anni le ha rubato il cuore: una “Scena di battaglia” di Francesco Monti, un dipinto del Settecento appartenente a un collezionista milanese, risalente a luglio 2020. “Un paziente molto malato, ma che ora è guarito!”, ha dichiarato la Dr. Arch. Isabella Danesini.

 

La prima domanda appare ovvia: in che consisteva il restauro di questo prezioso dipinto e cosa ha comportato?

Prima del restauro, l’opera di Francesco Monti si presentava ad una prima analisi visiva come un dipinto sottoposto ad un grosso e vecchio intervento di restauro, con un consolidamento di foderatura e molti, evidenti, ritocchi. Prendendo poi in considerazione alcune analisi scientifiche e le prove di pulitura, ho potuto constatare che il dipinto fosse stato oggetto di una parziale ridipintura, ed una corposa e densa verniciatura scura che ha reso completamente piatto il film-pittorico, senza piani prospettici della scena. Dopo queste analisi, ho dunque deciso di attuare una pulitura totale dell’opera che ha messo in luce le vere profondità e i colori originali.

 

Quali sono state le criticità maggiori che ha incontrato in questo restauro e come è riuscita ad intervenire?

Beh, una delle prime considerazioni che feci riguarda proprio il formato del dipinto originale, che doveva essere più grande, in quanto i bordi laterali evidenziano figure non integre e cavalli tagliati. Non è stato semplice in una prima battuta, dunque, capire come intervenire affinché il restauro rispettasse l’originale istanza estetica e la sua storicità e, al contempo, mantenesse una certa armonia con l’originale presente.

Quando ci apprestiamo a risanare un’opera d’arte è fondamentale tenere sempre in considerazione l’idea primordiale dell’autore che l’ha concepita, quelle che erano le sue intenzioni espressive, per captarne tutte le sfumature (cosa più facile a dirsi che a farsi quando si ha a che fare con un dipinto realizzato più di trecento anni fa!).

L’opera, inoltre, presentava anche evidenti perdite di film-pittorico, in special modo lungo i lati corti, in quanto si evidenziavano righe verticali sul cielo più scure, dovute probabilmente a vecchie integrazioni. Mentre il bordo nella parte alta del quadro è risultato pesantemente ridipinto per i primi 8/10 centimetri.

È stato necessario un intervento di reintegrazione pittorica delle lacune, sulle quali sono stata costretta ad intervenire con l’applicazione di stesure di trattini sovrapposte.

 

 

Dunque, l’aspetto originale del dipinto sarebbe stato modificato o ridipinto da terze parti? 

Ricordo con fermezza che il cielo della Battaglia di Monti aveva evidenziato dopo la pulitura delle grosse vecchie stuccature rosse (la tela originale aveva delle ferite e dei grossi buchi) e mancanze di velature. Per cui sì, mi sento di poter affermare senza alcun dubbio che le pennellate superiori siano opera di una terza mano, forse frutto di un restauro realizzato da un non professionista.

 

Alla fine, però, il tentativo di riportare l’opera ai colori originali è riuscito con successo? 

Ci sono volute numerose ore di ritocchi estetici, ma alla fine il restauro è stato portato a termine con successo, e ha messo in luce l’apparato scenografico voluto dall’artista: il combattimento in primo piano, descritto con vivacità cromatica ed un’attenta regia scenica, dove grumi di nuvole si amalgamano a fumi densi, ponendo in risalto il vortice di violenza che trova il suo apice al centro dei primi piani, con i cavalieri che vibrano colpi di spada, secondo un’intonazione realistica desunta dal Courtois, in cui spiccano la vivacità delle vesti e i riflessi metallici dei finimenti. Sullo sfondo emerge il profilo di una città e di una fascia montuosa retrostante.

 

Cosa aveva di così speciale questa opera d’arte? Perché questo restauro le sta così a cuore? 

Ogni quadro è un pezzo unico e metterci le mani richiede un gran senso di responsabilità e di giudizio, però regala anche tante soddisfazioni. Restaurare un dipinto, specie se antico, è un po’ come riportarlo in vita, farlo rinascere, e l’opera diventa quasi una tua creatura man mano che riprende la “forma” originaria. Per questo faccio sempre fatica quando devo consegnare alla proprietà un’opera frutto di un mio restauro.

Cosa aveva di così di speciale questo dipinto? Insomma, parliamo di un’opera del Settecento, realizzata da un grande maestro della pittura italiana. Francesco Monti fu una figura di primo piano del manierismo nel XVIII secolo, il suo stile elegante e riconoscibilissimo comprende una curatissima definizione del dettaglio e una razionale presa sulla realtà. E poi il bilanciamento tra le parti e i colori, eseguito con estrema destrezza…

Gli spazi ampi sembrano perdersi fra il fumo e la polvere, “il groviglio di armati dei primi piani dove cavalieri disarcionati stanno immoti a terra, mentre i cavalli s’impennano nell’ultimo anelito di vita”. In questa Battaglia sembra di vedere il coraggio vivo che combatte per l’onore e per la vita; allora morire in battaglia era considerato l’apice del valore, un concetto che non esiste più ai giorni nostri. Poter contribuire alla “rinascita” di quest’opera è stato un vero onore.


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