Eleganza e colori si fondono nelle maioliche antiche, pregiati manufatti realizzati con argilla e acqua. Con il termine maiolica si fa riferimento a tutti i manufatti ceramici sottoposti a smaltatura stannifera: terracotta, terraglia, porcellana. Anticamente adornavano le case dei più ricchi sotto forma di piatti, brocche o recipienti colorati.
L’area di maggiore diffusione delle maioliche è stata il Mediterraneo che permetteva un buon lavoro della terra e dell’acqua e una delle città italiane più produttive è stata Faenza, con la bottega del Conte Fermiani. Anche lungo l’Arno e lungo il Tevere si svilupparono centri di produzione: da ricordare la maiolica di Deruta, del ‘600, quella di Gubbio e di Gualdo Tadino. In Toscana la produzione delle maioliche si ebbe a Sesto Fiorentino e a Montelupo Fiorentino.
Da semplice manufatto di uso domestico questo elegante oggetto è riuscito ad imporsi come vera e propria espressione artistica, subendo i cambiamenti storici, artistici e culturali che si sono susseguiti.
Storia delle maioliche
Le origini delle opere in terracotta risalgono alla preistoria, quando erano lavorate manualmente. Bisogna aspettare molti secoli prima che fosse inventato il tornio, all’inizio abbastanza rudimentale poi man mano più complesso. Con le mani si forgiavano semplici vasi e alcuni millenni ante Cristo il procedimento di cottura era già noto. Mancavano le decorazioni e l’impermeabilizzazione, ma con il tempo sarebbero arrivate anche quelle.
Già in epoca antica si inizia a parlare di ingobbio, tecnica che prevedeva la copertura dell’oggetto con un sottile strato di terra che poteva essere poi inciso. Fu in Mesopotamia che nacque per la prima volta la tecnica della vetrificazione.
L’Oriente e gli islamici custodirono gelosamente queste tecniche fino a diventare i migliori produttori di ceramica smaltata e decorata.
La svolta si ebbe nel Medioevo. In quel periodo Maiorca divenne uno dei centri portuali più importanti del Mediterraneo e ben presto i prodotti dall’isola raggiunsero anche le coste italiane. Maiorca era, all’epoca, sotto l’influenza islamica che permise l’invenzione dell’invetriatura, una tecnica di copertura delle ceramiche che impermeabilizzava e rendeva lucenti i prodotti. Questi prodotti presero il nome di “maioriche” o “maioliche” e una volta arrivate in Italia influenzarono le produzioni del Belpaese.
Dal ‘300 in poi in Italia si iniziano a diffondere le prime ceramiche coperte con ossido di stagno, prodotto che permetteva di colorare i prodotti di bianco. Il passare del tempo ha permesso di affinare le tecniche e si iniziarono ad utilizzare argille depurate e filtrate. La modellazione avveniva tramite un tornio e, dopo una prima fase di essiccazione, si procedeva alla cottura in forno. Dopo la cottura si procedeva alla verniciatura, seguita da una nuova cottura (temperatura tra gli 800° e i 900°).
A rendere uniche le maioliche sono anche i colori, che all’inizio erano limitati poiché non tutte le cromie resistevano al calore. I colori più gettonati erano il verde ramina e il bruno manganese. Successivamente vennero introdotti il blu cobalto e il giallo ferraccia.
Il Rinascimento delle maioliche antiche
Il ‘400 si apre con lo sviluppo di alcuni centri in cui nasce la tecnica della “zaffera in rilievo” che indica le pennellate di blu sulla superficie smaltata. Il blu cobalto divenne, in quel periodo, il colore predominante. È in questo periodo che la maiolica inizia ad affermarsi come arte, assumendo la nobiltà di espressione di un fenomeno che era diventato esclusivamente italiano. La maiolica ben presto divenne elemento di sfoggio delle classi sociali più abbienti.
Diverse città italiane iniziano a proporre le “loro” maioliche. I colori che le abbellivano erano sempre di più e a questi si aggiungono rappresentazioni di animali e uomini, alle volte mostruosi ed irreali. Ben presto tra i colori scelti per le maioliche antiche anche il turchino, che richiamava fortemente la cultura orientale, madre di questa forma d’arte.
Le botteghe italiane diventano produttrici instancabili di maioliche delle quali si possono distinguere diverse famiglie: quella del verde (soprattutto le botteghe toscane utilizzavano il verde brillante per le loro produzioni); quella a zaffera a rilievo che vedeva rappresentate molto spesso foglie di quercia e quella italo-moresca che imita in parte la produzione ispanica.
Se la prima parte del ‘400 è stata caratterizzata da queste tre diverse espressioni, nella seconda si aggiungono: la famiglia a occhio di pavone, quella della foglia a cartoccio (una foglia stilizzata), quella del melograno o della palmetta persiana e quella alla porcellana.
Questa forma di arte continua ad esprimersi in questo modo fino al finire del ‘500, quando le officine fiorentine erano le massime realizzatrici.
Il ‘600 si caratterizza per la produzione di piatti “da pompa” e di grandi giarre farmaceutiche. A queste si accostano anche le ceramiche marmorizzate, realizzate con una tecnica sopraffina che vede la stoviglia coperta da un rivestimento con l’aspetto dell’agata, dell’onice o di altre pietre dure. È il Rinascimento, con la sua calma e la sua eleganza ad influenzare queste produzioni. Al centro dell’attenzione la figura umana. La tavolozza di colori si arricchisce.
La maiolica italiana diventa pregiata, sia per le tecniche con cui è realizzata che per le espressioni pittoriche che la caratterizzano. Iniziano le esportazioni, prima tra i diversi paesi italiani poi anche all’estero.
Dalla decadenza alle nuove espressioni artistiche del Rococò
Dopo questo intenso successo la maiolica antica si trova a dover affrontare un periodo di decadenza. Molte officine minori chiudono e si assiste, man mano, all’ascesa della porcellana.
L’inizio del ‘700 vede un rifiorire delle maioliche, soprattutto in Abruzzo, che si dipingono con motivi figurati e bordi ornamentali. Composizioni religiose e allegoriche caratterizzano queste maioliche antiche.
Durante questa rinascita la città di Siena torna in prima linea nella produzione di maioliche ed iniziarono le imitazioni nel resto d’Europa. In questo periodo prende piede anche una produzione in stile barocco, meno influenzata dalle mode estere. A Milano si sviluppa un filone che imita le porcellane cinesi e giapponesi, mentre Treviso presenta le prime rappresentazioni in Rococò con fiori e frutti.
L’800 si apre con il ritorno al passato, alla bellezza del Rinascimento, con la ricerca di forme più semplice e manifestazioni sincere di sentimenti.
A caratterizzare il ‘900 c’è l’Art Nouveau, che si esprime pienamente nella lavorazione della ceramica fondendo arte e creatività.
L’intero XX secolo sarà caratterizzato dalla continua ricerca di nuovi stili e rappresentazioni. Sperimentazioni e commistioni con le culture estere si materializzano sulle maioliche rendendole ancor più affascinanti.