Il vedutismo settecentesco: origini e analogie con la cartolina illustrata
Quando parliamo di vedute non possiamo che fare riferimento al vedutismo, la corrente artistica che si impose nel Settecento soprattutto nell’Italia Settentrionale in uno dei momenti di straordinaria espansione della società urbana italiana, il quale coinvolgerà molti pittori italiani, in modo particolare quelli che operavano nella zona di Venezia.
A rendere caratteristico il vedutismo, come suggerisce il nome, sarà appunto l’osservazione delle vedute dei paesaggi naturali e cittadini ripresi dal vero, dagli artisti affascinati dal paesaggio e dalle città in espansione.
Malgrado la storia dell’arte sia costellata da una vasta presenza di vedute naturali e cittadine, sarà con il vedutismo che il paesaggio assume un ruolo primario, passando da elemento di contorno dell’azione umana a protagonista indiscusso dell’opera. Con il vedutismo per la prima volta i paesaggi e gli scorci delle città verranno rappresentati in maniera oggettiva e scientifica.
Si può definire il vedutismo come una sorta di movimento artistico improntato sul concetto di restauro continuo dell’opera: per realizzare i loro dipinti i vedutisti utilizzavano, infatti, la camera ottica, restaurando costantemente i loro bozzetti nei minimi particolari. La camera ottica era una singolare scatola dentro alla quale erano inseriti degli specchi che rinfrangevano l’immagine rovesciata della veduta su di una parete. Il pittore osservando l’immagine riflessa, operava un primo schizzo per avere le giuste proporzioni e prospettive, il quale veniva gradualmente rielaborato in corso d’opera fin quando il vedutista non fosse stato in grado di ritrarre alla perfezione la sua veduta.
Il vedutismo è noto soprattutto come un movimento italiano proprio per la particolare conformazione urbana e paesaggistica del territorio italico, con i suoi scorci suggestivi e i suoi monumenti fitti di storia. Sebbene questo genere pittorico abbia visto diverse “declinazioni”, sarà il vedutismo veneziano con le sue vedute suggestive a riscuotere maggiore successo, soprattutto tra l’élite veneta e tra gli intellettuali dell’epoca, che potevano avere una testimonianza concreta del cambiamento storico che li stava attraversando.

Barriera di Porta Orientale 1840
I principali committenti delle vedute veneziane erano i turisti inglesi che soggiornavano nel capoluogo veneto durante il Grand Tour, un viaggio studio compiuto dai figli della nobiltà britannica per perfezionare i loro saperi. Ma diventarono parte della committenza anche coloro che, non disponendo di grandi facoltà economiche, desiderano avere almeno una rappresentazione dei luoghi europei più famosi. Le rappresentazioni delle vedute realizzate con assoluta fedeltà davano a questi ultimi l’illusione di poter viaggiare in quei così luoghi lontani, semplicemente osservandoli dal dipinto.
Il precursore del vedutismo settecentesco sarà Gaspar Van Wittel, conosciuto in Italia come Gaspare Vanvitelli: l’artista olandese dopo aver compiuto un soggiorno a Venezia, affascinato dalla bellezza dei paesaggi lagunari, iniziò per primo a considerare l’idea di trasformare le bozze dei suoi scorci veneziani in dei veri e propri dipinti, dando così vita a una corrente artistica fatta di paesaggi realistici e di atmosfere suggestive. I suoi scorci attirarono presto grande attenzione tra i pittori veneziani, molti dei quali cominciarono a avventurarsi nella stessa impresa: tra questi ad emergere sarà Antonio Canal, detto Canaletto. Il celebre pittore veneziano seppe più di tutti fare sua la corrente pittorica vedutistica, divenendo uno dei maggiori esponenti in Italia, ma anche in Europa.
Il vedutismo si rivelò dunque una vera e propria “documentazione” di città e di paesaggi remoti, restituendo con una sorta di istantanee straordinarie testimonianze del passato. Possiamo dire che il vedutismo, grazie all’utilizzo della camera ottica, anticipò sotto molti punti di vista la cartolina moderna, che vedrà la sua nascita soltanto nella seconda metà dell’Ottocento, quando il libraio francese Besrnardeau de Sillé-le-Guillaume nel 1870 ebbe per primo l’intuizione di ornare le cartoline con delle illustrazioni. Da allora le cartoline illustrate, allo stesso modo delle vedute settecentesche, iniziarono ad essere impiegate per omaggiare e promuovere le bellezze turistiche di una città o di un paese, diventando successivamente anche mezzo per la corrispondenza postale. Dalle prime queste ultime si differenziano sicuramente nel formato, ma anche nel prezzo, considerato irrisorio rispetto al valore di un dipinto vedutista; l’illustrazione delle cartoline veniva stampata al recto, con la tecnica litografica, lasciando uno spazio apposito per l’indirizzo e per applicare il francobollo.
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Veduta della Piazza San Fedele in Bella Coloritura Coeva 1820-21
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